Testata registrata presso il Tribunale di Milano
al nr.  in data 121 12.03.2010
#2 Estate/ Autunno 2014

Meglio ora che ieri
di Marco Marturano

          

Certe volte le cose belle sono quelle che invecchiano bene dimostrando di essere più nuove delle nuovissime. In tutti questi mesi abbiamo fatto tantissime cose e abbiamo visto il nostro Paese, la sua economia e soprattutto la sua politica, attraversare venti di ogni genere per poi, a volte, rimanere fermi. E allora ecco la nostra idea, non tanto straordinaria, ma controvento. Ecco un numero della nostra riserva per appassionati del genere giallo della politica italiana che abbiamo scelto di far stagionare da questa estate fino ad autunno, già quasi inverno, per portare un soffio di positività in un clima di opinione oltre che meteorologico parecchio grigio. Parleremo di quattro piccoli grandi esempi di esperienze vincenti 2013 in contesti diversissimi e per questo utili a capire cosa sta succedendo in questi giorni tra Pdl e PD e dentro i partiti, tra governo, comuni, province e regioni e nella quotidianità di una crisi che tarda a scomparire. Una vera Carambola.Buon divertimento e arrivederci a Natale o giù di li.

 

Per fare un record ci vuole un grande sindaco con una grande ironia: la vittoria storica di Marco Filippeschi a Pisa
di Marco Marturano

Ogni volta che si vota per le nostre elezioni politiche qualcuno da 20 anni sostiene la curiosa tesi per cui chi si ricandida a guidare il governo parte sfavorito.Tesi che qualcuno, a sinistra come a destra, ha utilizzato per sostenere la combinazione statistica per la quale chi ha governato dal 1994 al 2013 non ha mai rivinto le elezioni che avrebbero potuto riconfermarlo o quantomeno riconfermare la sua coalizione al Governo.
Berlusconi, Prodi (D'Alema e Amato), Berlusconi, Prodi, Berlusconi, Monti.
La tesi trova da sempre una magnifica dimostrazione di lieve debolezza nelle migliaia e migliaia di esperienze che provano l'esatto contrario e lo fanno soprattutto nelle elezioni amministrative.
Quelle dove il sindaco uscente (per prendere il livello amministrativo più vicino ai cittadini) è frequentemente il favorito nelle elezioni per il suo eventuale secondo mandato.
Naturalmente anche questa non è una regola ineluttabile e soprattutto non lo è sempre con le stesse modalità perché, come al solito e per fortuna, nessuna elezione è mai uguale all'altra e non esistono i format come in tv ma solo le campagne che vincono e quelle che perdono in un dato contesto e con un dato candidato.Prendiamo per esempio clamoroso quella di Pisa di questo vivace 2013.Una campagna partita con alle spalle un risultato delle politiche di fine febbraio che avrebbe dovuto annunciare una potenziale rivoluzione e che teoricamente condannava il centrosinistra ad un ballottaggio possibile con quel Movimento 5 Stelle che a Pisa superava il 20% e dava l'idea di poter pescare in un tessuto radicato di una città universitaria vivace e spesso movimentata e movimentista.

Cosa succede dopo tre mesi?Che il sindaco uscente Marco Filippeschi vince al primo turno non solo superando comodamente il 50%, ma soprattutto lasciando il Movimento 5 Stelle ben indietro. Addirittura ancora più indietro rispetto al candidato del centrodestra che perde le elezioni con più di 41 punti di scarto dal Sindaco.
Si avete capito bene: più di 41 punti di scarto.
Nel Guinness dei primati delle elezioni in comuni capoluogo dal 1993, nei vent'anni di vita della legge migliore d'Italia (quella per l'elezione diretta dei sindaci), pare che sia la più grande vittoria di sempre. Ma in attesa di registrare e verificare l'eventuale record una parola sola sul come si raggiunge in questo caso.
Con una campagna che renda condivisa e quotidiana la straordinaria azione di cambiamento di un grande sindaco e il rilancio per i prossimi anni e che lo faccia con il sorriso e senza mai spocchia.
Il sorriso di una vignetta disegnata da Staino che ha reso la sua arte il segno di un sindaco vincente.
E anche questa non è una regola ma per fortuna una bella esperienza positiva e unica. 

 

Treviso volta pagina!
Il giovane avvocato Giovanni Manildo (PD) chiude l’era dello sceriffo Gentilini
di Matteo Bellomo

È arrivata da Treviso la notizia che caratterizza la tornata delle amministrative 2013: Giovanni Manildo, avvocato quarantenne, e già capogruppo in consiglio comunale del Partito Democratico, ha espugnato il capoluogo della Marca chiudendo definitivamente l’era del Sindaco Sceriffo, Giancarlo Gentilini.Passato dalle primarie l’alfiere del Partito Democratico ha saputo costruire una coalizione fortemente centrata sul civismo: oltre alla lista del Partito Democratico e ad un’una che federava le forze delle cosiddetta “sinistra radicale”, le altre tre realtà che lo hanno accompagnato alla vittoria finale, infatti, erano composte di cittadini, professionisti, studenti, dipendenti, pensionati, sportivi …“Con me tutti i trevigiani saranno il Sindaco!” con questo slogan Giovanni Manildo ha voluto segnare la differenza tra la propria proposta politico – amministrativa e quella di Gentilini, il Primo Cittadino Icona, lo Sceriffo, l’Uomo solo al comando.
La campagna di Giovanni Manildo può essere schematizzata essenzialmente in quattro macrofasi: dall’incremento della notorietà, alla costruzione del profilo di amministratore capace di farsi portavoce delle istanze estremamente concrete dei cittadini, fino all’elevazione dei trevigiani a protagonisti del programma elettorale e alla capitalizzazione del risultato del primo turno per convincere gli indecisi.L’elemento caratterizzate di tutta la campagna, sia per gli strumenti tradizionali che per l’utilizzo virale dei social, è stato l’utilizzo dei cartelli come elementi chiave sui quali chiedere un futuro migliore per Treviso, indicare proposte per la risoluzione dei problemi, manifestare i propri desideri, ma anche scherzare sugli storici tabù leghisti.
Nel ballottaggio, poi, si è trasformato in “Super Manildo” chiedendo a tutti i cittadini di essere dei veri e propri supereroi quotidiani indossando la maglietta blu con la “M” sul petto al posto della classica “S” per trasformare la città delle panchine rimosse in un luogo vivo, accogliente e capace di battere, con la qualità, la crisi che ha colpito anche questo territorio storicamente ricco. 



E adesso una storia nuova: Ugo Vecchiarelli Sindaco di Bresso

Il candidato del PD vince il Comune al ballottaggio dopo una campagna ricca di colpi di scena
di Matteo Bellomo

Non sono bastate alle Primarie a sbrogliare l’intricata matassa del centrosinistra bressese.
Ad Ugo Vecchiarelli infatti, non è bastata la vittoria nelle consultazioni di coalizione per sopire i malumori e le polemiche: lo schieramento di centrosinistra si è presentato, infatti, alle elezioni in modo estremamente frammentato e, in alcuni casi, anche trasversale rispetto agli schieramenti tradizionali.
La corsa di Vecchiarelli, dunque, è apparsa da subito molto difficile e ricca d’insidie.
Proprio per questo il tema di campagna ha voluto sgombrare immeditatamente il campo e indicare come, la proposta politica e amministrativa di Vecchiarelli, fosse per Bresso “Una Storia Nuova!”
Una storia nuova nel modo di amministrare, di confrontarsi con i cittadini, di rispettare gli impegni che si assumono e di intendere la “cosa pubblica”, soprattutto sotto il profilo etico, considerati i recenti presunti illeciti che hanno coinvolto l’amministrazione uscente.
La campagna elettorale è stata, perciò, tutta centrata sui temi dell’ascolto, della consultazione dei cittadini, dei valori, non barattabili, propri dell’identità di uomo di centrosinistra di Vecchiarelli.
Accanto al Partito Democratico e ad una lista che racchiudeva la diverse anime della Sinistra, Vecchiarelli ha messo in campo, anche una civica, “Bresso c’è!”, capace di rappresentare quella voglia di partecipazione civica che i cittadini chiedevano a gran voce. Proprio per questo un grande sostegno è giunto dal Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia che del civismo, seppur ancorato ai valori tradizionali del centrosinistra, ha fatto il proprio tratto distintivo.

Pochi comizi o passaggi televisivi, Vecchiarelli ha impostato la propria campagna su cicli di “micro-incontri” che hanno incrociato, ininterrottamente, il territorio sia in termini tematici che geografici.
Il primo turno, lo scorso 26 maggio, era finito con due dati estremamente significativi: un’affluenza decisamente molto bassa attestatasi al 45,4% (contro il 71,4% delle elezioni precedenti) e lo scarso gap tra i due principali candidati. Vecchiarelli, infatti, forte del proprio 35,3% staccava di soli 5 punti il candidato del PDL sul quale confluiranno, attraverso gli apparentamenti tra primo e secondo turno, altre formazioni.
Nelle due settimane di ballottaggio, dunque, si è reso necessario avviare una vera e propria seconda fase di campagna elettorale nel corso della quale le proposte sono state comunicate in modo ancora più netto le differenze tra le due formazioni in campo: al ballottaggio ha votato oltre il 46% degli aventi diritto, quindi, addirittura più che al primo turno, e con il 51,9% dei consensi Ugo Vecchiarelli è stato eletto Sindaco per cominciare, “Adesso una Storia Nuova!”.    

 

La Brianza che vince: un percorso che continua

Il candidato del PD vince il Comune al ballottaggio dopo una campagna ricca di colpi di scena
di Marco Marturano

Ci sono storie che continuano e per fortuna non annoiano anche quando raccontano nel tempo il consolidarsi di un risultato e di un metodo che lo garantisce.
E' per esempio la storia del Pd di Monza e della Brianza in questi ultimi tre anni.
La storia di un partito che è passato da minoranza in un territorio fino ad allora prevalentemente di centrodestra a forza trainante in una provincia con una consistente maggioranza di sindaci di centrosinistra.
Una storia che parla nel 2013 di 6 comuni su 7 al voto passati al centrosinistra.
Di cui uno solo riconfermato e gli altri 5 conquistati da un PD e da un centrosinistra prima all'opposizione e in diversi caso contro il sindaco uscente. E in alcuni casi con candidati sindaci del centrosinistra che alle elezioni precedenti avevano perso la stessa sfida che questa volta hanno saputo vincere.
La cosa più interessante di questi risultati è il modo con il quale il PD ha accompagnato questo successo, dal 2010 a oggi, costruendo un metodo di affiancamento discreto alle migliori risorse del PD nei comuni al voto e ai loro candidati sindaci. Un metodo che ha fatto ovunque del PD il partito decisivo per la vittoria dei sindaci e lo ha fatto senza mai imporre nulla ma semplicemente offrendo un'opportunità ai candidati sindaco e ai circoli del PD per prima impostare e poi migliorare e calibrare la campagna elettorale.
Un'esperienza nel suo genere così apparentemente lineare da essere straordinaria nel metodo e nel risultati. Scusate se è poco.     


Ricaricati la vita!

Una sfida che parte dai dei cittadini per costriure il Comune di Mestre e quello di Venezia
di Matteo Bellomo

Una batteria con due poli positivi: un controsenso fisico, se vogliamo, ma una chiara rappresentazione di quello che possono essere Mestre e Venezia se diventassero due comuni autonomi. Con questo spirito un gruppo di cittadini dei due centri veneti ha intrapreso la battaglia per il referendum che dovrebbe portarli, questo almeno il loro auspicio, all’indipendenza amministrativa.
Non una radicalizzazione delle differenze identitarie tra due realtà che non si sono mai troppo amate: questa volta la considerazione dalla quale prende avvio questa impresa è che le ricette per rilanciare Mestre e Venezia siano assolutamente diverse e, tanto più in questo periodo di crisi, abbiano bisogno di essere perseguite in maniera autonoma ed esclusiva, ciascuna ovviamente in collaborazione con l’altra.
Ci sarà tempo fino a marzo 2014 per raccogliere le 7.000 firme necessarie per ottenere l’indizione del referendum per la creazione di due comuni autonomi, ma gli attivisti del “Comitato Mestre e Venezia due grandi Città” sono certi di riuscire a coinvolgere almeno il doppio dei cittadini in un tempo ancora più ristretto.